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Capitolo 3 - Svay rieng

Giorno 14 - 8/2

Siamo a Svay Rieng. Siamo arrivati ieri sera. Constatiamo che c’è più varietà di cibo e molti prezzi sono leggermente inferiori.

Prima colazione al mercato e poi ancora prove del n’ di diablo. Noto che qui a Svay Rieng ci sono molti monaci che camminano, benedicono e chiedono offerte.

A Chouk Village, dove faremo le attività, ci accoglie un uomo di mezza età, sorridente che appena arrivati apre le porte del furgoncino e stringe le mani a tutti. Siamo in un piazzale di cemento, ci ripariamo momentaneamente sotto un grande albero con le foglie simili al pioppo ma il tronco leggermente arrovellato. Sono le 13.30 locali, abbiamo spettacolo alle 15. 3 bimbetti con le ruote ci osservano.

Qui conosciamo Konciopà, lo chiameremo così perché questa è la prima parola che mi dice quando in khmer sdentato gli chiedo il nome. Konciopà in qualche modo intuisce che Polpett ha male ad una spalla e lo spupazza un po’. Io gli faccio un massaggio mentre gli altri cercano la location perfetta per l’esibizione.

In mattinata grandi incomprensioni con i referenti della nuova ong che abbiamo incontrato qui. Si sono presentati alle 8,30 in guest house. Guido ci aiuta con la traduzione.

Che belle le mucche e tutti gli animaletti liberi, tutti gli autisti che clacsonano per farli spostare dalla strada.

Qui hanno 12 divinità, tra cui la dea della terra, unica donna.

Lo spettacolo è stata un po’ dura, abbiamo cominciato un po’ in fretta e faceva veramente caldo. Salsa di Gioia ha sostituito Matt in due/tre robe, ha un po’ un dolore all’inguine. Abbiamo tentato di fare un doppio finale spostando Baiana dopo il mano a mano ma non ha molto funzionato. Anche Shanty non sta molto bene.

Siamo tutti ancora più belli e fichi in scena. Alle 18 riunione…

Alla sera conosciamo un gruppo di operai che soggiorna nella nostra guesthouse, finiamo a bere con loro, ci insegnano alcuni dei loro passi di ballo tradizionale, Shanty e Gaietti vanno alla grande. Siamo molto felici di socializzare con degli autoctoni.

Il Giorno dopo

Arriviamo alla scuola. C’è una statua del Buddha con gli occhiali e dall’altra parte dell’albero un monaco in carne ed ossa, con gli occhiali e che fuma. Tutto intorno bambini vivaci. Sono molto carichi qui a Prey Tapas Village. Siamo in uno di questi complessi con scuola e tempio, tanti edifici nello stesso cortile.

I soliti bagni col vascone d’acqua, ma qui non c’è la pentola per tirarla su. Apro porte finché ne trovo uno con un bicchierone a mollo. Entro e dai buchetti delle finestrelle vedo la parte abitativa dei monaci. Caldo, cinguettio soave lì, voci e leggera musica da telefono in sottofondo.

Prima di fare spettacolo ci ritagliamo il tempo per curiosare in quello che sembra un negozio di abiti usati, in cui facciamo spese folli per pochi centesimi di dollaro.

C’è una pianta che fa dei frutti tondi, assomigliano tantissimo a dei cocchi, ma non si mangiano. I fiori magenta, grossi e carnosi hanno un profumo delizioso dolce e coccolante.

Gran pubblico, tanti e super carichi. Abbiamo cambiato un sacco di cose nello spettacolo, la musica iniziale, passaggi del numero di corda, dettagli qua e là. Mi sento sempre un po’ confusa. Come al solito nel viaggio di rientro appuntiamo verbalmente e commentiamo l’esibizione.

“Visto che l’acqua è praticamente distillata, per una colazione nutriente: plasticotti!”

Giorno 16 - 10/2

Ho mal di testa. Ieri sera doveva essere una serata sobria, giusto due passi per scoprire la nuova città di cui siamo ospiti. Ci siamo scoperti noi ad un matrimonio cambogiano. a niente! da lì è il degenero! ci trascinano per un Balletto sul palco tra le ballerine cantanti coi vestiti di paillettes e le donne vestite in abiti pomposi, carichissime! Una con un vestito rosso elaborato ha tirato un calcio nelle palle a Durian mentre faceva un coccodrillo sulle casse audio. 2 donne truccatissime ed elegantissime, strette nei loro abiti, moderni ma antichi, mi hanno sequestrata a ballare con loro. E poi la sorella della sposa che ci forzava a bere, ci toccava le tette, e i balletti tradizionali fatti di piccoli passetti. Siamo rientrati scavalcando il cancello della guest house perché i padroni dormivano da un pezzo. E via, proseguiamo la nottata con una boccia di ballantine a giocare a dadi allo sfinimento sotto la tettoia.

Ho mal di testa!

Siamo al caffè faccio due chiacchiere con Somnoang, capisco la metà. Lui, una quarantina d’anni, ci parla esaltato in uno strano inglese, quasi indecifrabile, pare lo abbia imparato dalle canzoni. Lo abbiamo conosciuto cercando la guesthouse.

Bella location, dove ci esibiamo oggi, finalmente niente puzza, laghetto, pace e quiete. Forse la prima volta in cui respiro davvero aria di spiritualità. Siamo tutti devastati. C’è un uccello che fa “puuiò” e vorremmo tanto sapere cos’è. Nello stagno ci sono dei pesci enormi. Non tanto pubblico ma molto bello. I monaci ci hanno guardato in disparte come al solito, poi si sono avvicinati, sempre distaccati dagli altri. È normale visto che conducono una vita completamente separata fin da bambini.

EAU de cambog’. Zaffate di diossina rientrando a Svay Rieng.

Giorno 17 - 11/2

Ieri sera, durante la nostra passeggiata serale, notiamo un ragazzo che sembra uno “khmer rosso” sui giochi sportivi vicino al fiume.

Day off!

Faccio un giretto esplorativo con Durian, uscendo dall’agglomerato urbano in una direzione diversa dal solito. Tagliando per i campi, circumnavighiamo la periferia di una baraccopoli sulle rive del fiume. Qui assistiamo ad una scena che ci sembra inusuale per la cambogia: Un tizio (direi 50/40 anni) arriva urlando arrabbiato in scooter, in direzione delle capanne, barcollando gli cade addosso lo scooter. Due bimbi assistono alla scena immobili nella loro postazione nella casupola non troppo lontana, mentre un altro gruppo di persone dalla parte opposta rispetto a noi si mobilita, tra loro c’era una donna che mi sembravo molto bella.

Alla sera grande hype per l’incontro di “kung khmer”, probabilmente non si chiama così. in realtà era Muay thai Caldo sudore gente. tanta tanta gente. Cibo ovunque e ciotole giganti colme di insetti cotti. E’ una grande fiera. A fatica raggiungiamo postazioni strategiche per vedere qualcosa. Alcuni di noi si annoiano, mi rimarranno ben pochi ricordi di quel che ho visto, immagini di fisici asciutti e muscolosi, i polsi e i pugni coperti di bende intonate al pantaloncino. cantanti e ballerini con uno stile moderno e costumi che mi affascinano molto, godiamo della loro bellezza. Siamo un pò imbarazzati dalla tecnica teatrale di un duo di cantanti pop, una canzone struggente interpretata da un lui ed una lei che immaginiamo esser famosi. Visi bellissimi.

Alla fine ci troviamo a bere Cambodia e chiacchierare con un gruppo di ragazzi locali, telefono appoggiato sul gradino dell’aiuola che trasmette l’incontro. mentre il gruppo allargato chiacchiera (o almeno ci prova) seduti in terra sulle lastre calde. I nativi, sembrano molto generosi, ci offrono birre e condividono il cibo.

Il fiume alle nostre spalle scorre senza farsi sentire, silente, ma rinfrescandoci con una brezza assai piacevole. La luna sul fiume è una ciotola a metà piena di se stessa, che schizza luccichi sull’acqua.

Mal di pancia. Mi incammino verso i letti con la Matrona e Ietti, lungo la strada conosciamo Rosa, 15 anni ha parlato per la prima volta inglese (fuori da scuola) con noi. Lei e la madre si stupiscono tantissimo di scoprire che cammineremo fino alla guest house ( tipo 500 m?) ci regalano dell’acqua per affrontare il viaggio.

È notte, le 2. Attraverso la porta spessa filtrano i suoni ovattati di una litigata. Sembrano i nostri. Robin non stava bene ma Ietti sta meglio e mi sembra anche Shanty.

Mi trovo bene con tutti del gruppo, ma preferisco interagire individualmente o in piccoli gruppi, nel mucchio comunicare mi fa sentire un pò agitata, mi esprimo in modo impacciato.

Giorno 18 - 12/2

Mal di pancia, ancora. Mi sento sempre un po’ affamata e stanca, anche emotivamente sono parecchio scarica. Succedono cose, notizie da Ca Bigia. amicizie profonde che finisco, a distanza. Amici a cui rubano il furgone a Bologna.

Qui a Svay Rieng non c’è molto da fare o da vedere, ci sono casinò e locali, anche grazie alla fiera, c’è parecchia gente in giro. A parte noi abbiamo visto solo due bianchi... quindi i locali son tutti molto felici di interagire con noi, si sentono molto fortunati. Come Rosa che rincontrata oggi davanti alle zuppe con tutta la famiglia, ci cercavano…tanto amore.

A gaietti si era incastrato il piede tra i due sedili di pelle.

Vorrei fotografare i profumi.

Oggi spettacolo molto bene e i laboratori ci hanno commosso. Pulcino in scena! si un pollastrello si messo a correre durante lo spettacolo.

Non sapevamo che fare perché un bimbo abbastanza piccolo, ultimo rimasto, alla fine dei laboratori si è messo a piangere che voleva i cerchi. Abbiamo discusso a lungo di che fare, alla fine li abbiamo tenuti perché glieli faremo arrivare in qualche modo dopo Mondulkiri, dove è importante per noi avere l’attrezzatura, è stata una decisione molto difficile ma ci sembrava più equo così.

Giorno 19 - 13/2

Abbiamo perso Polpett, Noodle sta al limite e anche Gaietti continua a correre in bagno. Durian male alla lombare, meno di ieri. La Matrona un po’ spossata. Anche io ancora debole e leggero mal di gola.

Abbiamo fatto molta fatica a trovare la Pagoda di oggi, Persino Sarin era disorientato, non prendevano i telefoni.

Alla fine siamo qui, bambini super carichi, gli ho insegnato “Ciao” in italiano, mi son sentita molto fiera. Anche oggi spettacolo più laboratori. Alla fine non faccio mai in tempo a fare riscaldamento/stretching pre show quindi mi tirano le sciatiche a causa della non costanza.

Maria, insegnante della Phare, ci ha raggiunto per unirsi a noi per il weekend. Stamattina riunione per inserirla, e sostituire Polpet che è proprio rimasto a letto. Oggi non siamo entusiasti.

Muggiti dai bagni della pagoda… spero siano vacche e non colleghi!

Verso sera, seduti in piazza in cerchio facciamo 2 chiacchiere con Andrea, il nostro contatto all’interno di We World, e due volontari italiani del team, ne approfittiamo per levarci qualche dubbio. Prendo appunti velocemente senza farmi un’idea, tutto un pò alla rinfusa, tante informazioni e poco tempo, ci sarà modo di processare e approfondire poi… forse, intanto annoto.

Cominciamo chiedendogli cosa dicono durante le “conferenze” che fanno prima o dopo le nostre attività; in sottofondo una musica locale perfetta e il rumore di spadellamenti e motorini: “Oggi hanno parlato di educazione perché erano solo bambini, se hanno violenza a casa dovrebbero dirlo all’insegnante. Domani parleranno anche di migrazione numeri utili.” Scopriamo che lo stato da un fisso alla scuola in base al numero di bambini iscritti e poi la scuola paga gli insegnanti. il governo finanzia ma devono essere richiesti fornendo progetti, tipo il bagno o la biblioteca, ma dipende dal preside come vengono usati i fondi. Poi percepiscono fondi dalle organizzazioni, tutto varia in base agli investimenti dei direttori. Le scuole sono gratuite fino alle superiori ma il materiale scolastico no.

La Cambogia è lo stato col maggior numero di Ong per abitante.

Qui sono tutti indebitati, i figli stanno pagando i debiti dei genitori. Grande corruzione diffusa. Spesso se ci sono negozi uguali vicini sono dello stesso proprietario. È vero è difficilissimo capire la povertà, c’è una grande disuguaglianza, accentuata dal Covid. Lo stato sta investendo, però principalmente a Phnom Penh. Anche a Mondulkiri, stanno facendo un giardino botanico e un aereo porto.

Le imprese di beni hanno il 10% di tasse, i servizi intellettuali ( stamperie, consulenti) il 15%; i baracchini di strada pagano un pizzo ai poliziotti.

È una dittatura. I “proprietari economici” della Cambogia sono i cinesi. Qui la Cina viene e ricicla tutto (i soldi non la plastica scherza Razzo) Ci sono elezioni con un solo candidato. A livello agricolo importano tutto ad esempio a Phnom Penh arriva tutto dal Vietnam. Li, in Vietnam, sono tutte serre.

Qui c’è il tessile Nike e Decathlon, Reebok e Zara. Un po’ di cementifici. 1 milione di persone lavorano nelle industrie tessili. Le condizioni per quelle grandi non sono male ma quelle piccole non rispettano i minimi salariali ed i capannoni sono fatiscenti. Per legge, l’età minima per lavorare sarebbe di 15/16 anni in base al lavoro. Ovviamente in famiglia questa regola non vale.

Sembra che vogliano togliere il dollaro per rimpiazzarlo con lo Yemen cinese. Gli costa troppo portarlo in America e cambiarlo. Per loro la plastica non è un problema. Le microplastiche sono un disastro, non c’è un programma di riciclo e nemmeno di smaltimento, dovrebbero vietarne l’importazione. È tollerato mangiare mariuana (happy pizza) ci sono posti in cui entri e lo trovi. La spiritualità in Vietnam è stata completamente erosa dal comunismo.

“A casa” giochiamo a dadi, Relong: il Poja is the winner!!!

Ci guardiamo “Memento” con la Matrona, Polpett e un Razzo ronfante. Bello! Lo voglio rivedere perché non ci ho capito abbastanza. “Figata una serata normale” penso.

Ultimo giorno a Svay rieng

Come ormai ogni mattina ci si allena in uno dei pochi spazi all’ombra nel cortile di cemento della guest house.

Caos organizzativo e alla fine Gaietti decide di aspettare Kape alla guest, perchè con l’aggiunta di Maria ci manca un posto in auto, così ci appoggiamo alla Ong per spostarci alla pagoda in programma per il pomeriggio.

Mi trovo veramente bene a chiacchierare con Maria, l’insegnante della Phare. Mi dice che gli anacardi aiutano a produrre ormoni contro la depressione ed anche la luce solare.

E siamo di nuovo persi cercando la casa del capo villaggio in cui ci esibiremo. Ma quando arriviamo! ah, siamo stupiti: Location bellissima, bandierine, addobbi di mille colori, un lago/piscina torbido e per nulla invitante ma circondato da statue ed edifici brillanti. Salsa di Gioia fa una figuraccia facendo una bandiera su un palo, dietro ad esso c’era un enorme cuore sacro Cani molto malati. Polvere sui piedi e sudore, tanto di entrambi. Alla fine arriva anche Kape con Gaietti.

Andrea, che è venuto con Olmo, ci ha fatto i complimenti per lo show, ci siamo emozionati. Poi abbiamo perso Matt, è letteralmente sparito dopo lo spettacolo, poi trovato abbioccato nei campi, dopo lunghi minuti d’ansia.

Mi fermo all’uscita del tempio e lascio che le cose del mondo mi guizzino accanto. Argilla fina come acqua mi strappa le infradito assorbendone la suola. Inseguo un bimbo lontano con l'aquilone verso il sole cadente, semplicemente rapita da quella cartolina in movimento.

Ripartiamo. Io e Ietti ci confrontiamo sul rapporto dei khmer col denaro. Noi siamo abituati a coprire i soldi, per non ostentare e per paura di essere rapinati. Qui tengono tutto in mano, in tasca, in queste in vetrinette tipo Streetfood a bordo strada, che sono i cambiavalute. Questo ci fa pensare che ci sia poca criminalità e forse poco attaccamento?

Vediamo un camion pieno di persone, stipatissimo.

Stasera con Maria facciamo cena con pesce alla griglia all’ostello. Vengono anche Andrea, Lavinia e Olmo, di WeWorld. Alla Griglia un Guido lanciatissimo assieme ad un po 'di uomini ed in cucina, seppioline, gamberi e così via, principalmente le nonne, noialtri si dà una mano.

Un Italiano, un inglese e un cambogiano alla griglia: “no no no, ok ok ok” tutto il tempo. Qui praticamente friggono sulla griglia.

Il Poja strappa i fogli dai libri per segnare i punti dai dadi.

Giorno 21 di trasferimento - 15/2

La tipa della guest house ci ricarica 12 dollari in più rispetto al prezzo pattuito, ovviamente non ne siamo molto felici: “sono europeo, mica un bancomat!” …chissà se ci sta sfuggendo qualcosa? ci sono nazioni in cui calcolano il costo del personale come “tips” e te lo aggiungono alla fine del pasto.

Iniziamo a caricare e scopriamo di dover passare dalla frontiera perché la matrona deve rinnovare il visto. Probabilmente ne approfitteremo anche noi. Il nervoso serpeggia nel gruppo, soprattutto si manifesta in Guido, che aveva proposto diverse volte di partire verso le 8 e noi abbiamo insistito per andare alle 10 che son diventate le 11. Sempre disagio e scomodità in prima fila, in cui siamo sempre seduti uno in più rispetto ai posti..

Rotta per l’attesissimo Mondulkiri! Costeggiamo il vietnam a 500 metri per diversi chilometri.

Sempre incredibile vedere gente che pesca nei piccoli stagni e poi Waaa! I loti aperti sono incredibili! sono nuvolette rosa sospese un metro sull’acqua.

Avvistiamo le prime colline: strisce allungate e basse coperte di vegetazione, qui tutto piatto persino i rilevi son piatti. Dopo 2 h circa facciamo la prima discesa.

Improvvisamente fuori è diverso, edifici e visi, difficile da spiegare è un’impressione veloce; persino la vegetazione ha un caos diverso, più fitta e rigogliosa. Sfumature rugginose. C’è una piantagione di alberi regolari con la chioma fitta e sotto un paio di donne? A raccogliere che? Guarda! C'è un'enorme statua del durian!

Condomini, un paio di palazzi, l’hotel di un casinò. tra campi e alberi. Terra rossa e scura. Nuvole Venticello e arietta

Noodles ha problemi alla frontiera, quando ci lasciano tornare verso il pulmino, parliamo dell’operazione blue moon e di come esportassero l’eroina dal Vietnam durante la guerra: “Operazione Bluemoon è il nome in codice della capillare opera di somministrazione di eroina in ambienti legati al mondo della sinistra extraparlamentare, parte di un più ampio piano di guerra psicologica, o “non convenzionale”, svolta dai servizi segreti del Blocco Occidentale nella lotta contro i movimenti di opposizione della sinistra extraparlamentare e del movimento studentesco in europa e negli Stati Uniti.

Una pastora nei campi coi bufali veste camicia rossa sormontata dal classico cappello conico in bambù, lunga gonna verde e un bastone alto e sottile in mano.

Puzza di rancido lungo l’asfalto, esce dai camion che trasportano merci misteriose sulle quali evitiamo di farci troppe domande. Si riparte. C’è la mia luce preferita, quella calda e tagliente del tardo pomeriggio, disegna tutto lunghissimo sul terreno.

Coni di stecchi di bambù ammucchiati in mezzo ai campi, di varie dimensioni, alcuni sono in fascine. Subito penso che possano essere protezione per piante che crescono ma abbandono subito il pensiero per mancanza di senso. Mentre una Moschea occhieggia muovendosi nel finestrino troviamo un ragno incastonato nel ghiaccio della Coca-Cola di Nudols!

La colonna sonora di tutti i viaggi: Baiana e Bong. Ietti, povera, continua ad avere lo stomaco in subbuglio. La matrona ha il ciclo, la vedo un po’ sottosopra.

Fuori scorre una zona di attività commerciali molto grandi, tutte in capannoni di lamiera ondulata. In bella mostra vestiti e carni rosse dall’aspetto poco convincete, esibite stese, sotto a ventilatori senza pale, coi sacchetti appesi a turbinare per scacciare le mosche.

Se Guido accelera troppo, vista la perfezione del manto stradale, quelli in ultima fila rischiano di rimanere schiacciati dalla valanga di zaini, impilati fino al tetto in un muro precario.

Piccolo incendio a bordo strada. Odore di fumo buono. È l’imbrunire. Il pranzo non ci ha molto soddisfatto perché Guido ha deciso di fermarsi in un’area di servizio con tre baracchini costosi e solo carne. Ripartendo scopriamo che 50 metri, forse anche meno, c'èra una mega zona di street food che probabilmente avrebbe meglio soddisfatto le varie esigenze alimentari. Ci lamentiamo spesso del cibo a vicenda e questo sta cominciando a pesarci. Si millanta pizza per cena all’ostello dell’amico italiano di Andrea.

Sulla strada non vedo più animali (mucche e polli) e ci sono tanti alberi attorno a noi. Vediamo molta meno plastica. Durian racconta di come l’America paghi la Cina per smaltire la plastica: si prende i container e li brucia interi, tanto sono di metallo.

Mentre Ietti emette il rutto definitivo, sbloccando il suo intero apparato digerente, vediamo le luci di un paese avvicinarsi. Se pianti la testa fuori dal finestrino ci sono tante stelle, siamo tutti eccitati alla vista. Ops era un resort!

L’aspettativa è altissima. Purtroppo alloggeremo in città ma forse meglio così, almeno possiamo procurarci facilmente cibo e materiali.

Cena italiana, ne approfittiamo per parlare con Andrea - un altro Andrea, lui è il proprietario della Guesthouse - Ci racconta come hanno vissuto Covid qui. In breve, alla prima ondata nessuna chiusura, la seconda ondata chiudevano tutto solo nei quartieri in cui c’erano effettivamente casi che comunque sono stati pochissimi. Dice che questo è il paese più vaccinato al mondo, ad oggi sono alla 5’ dose. Uno dei ragazzi volontari di We World, che ci spiega come funzionano i vaccini, del perché quello del Covid ha avuto un premio Nobel, 2 anni prima ma non so se siamo tutti convinti.